Nel 2025, è difficile pensare che un’azienda possa fare a meno del cloud, che resta il principale abilitatore di trasformazione digitale. Proprio per questa sua centralità, e per il fatto di andare molto oltre il concetto di infrastruttura gestita, la scelta del cloud service provider è diventata determinante per tutte le aziende attente al loro futuro. In questo articolo, vi diamo alcuni suggerimenti utili per la scelta.
Il partner ideale si fa carico della complessità tecnologica del cloud
Tra i vari modelli di cloud, quello ibrido è il più apprezzato dalle aziende. L’hybrid cloud si basa sull'orchestrazione di risorse pubbliche, spesso fornite dai grandi hyperscaler come AWS, Azure o Google Cloud, e risorse private, che possono essere interne all’azienda o ospitate presso un cloud service provider di fiducia.
Questa configurazione offre una flessibilità senza paragoni, consentendo di allocare i carichi di lavoro sulle risorse più appropriate in base a costi, prestazioni e requisiti di sicurezza e resilienza.
Uno dei principali criteri per scegliere il cloud service provider è quindi la capacità, che a sua volta deriva dal mix di esperienza, asset e competenze, di sviluppare soluzioni adatte a ogni contesto aziendale, facendosi carico di tutta la complessità tecnica sottostante. Questo aspetto è determinante per superare uno dei pochi limiti del cloud rispetto ai modelli on-premise tradizionali, ovvero la necessità di integrare e gestire componenti eterogenee in modo fluido e sicuro.
L’infrastruttura conta: data center, certificazioni e prossimità
Sebbene il cloud rappresenti molto più di una semplice infrastruttura, quest'ultima gioca comunque un ruolo chiave nella scelta del cloud service provider, a partire dal data center.
L’ubicazione, per esempio, è un fattore critico, perché scegliere un provider con strutture situate nella stessa area geografica dell’azienda può ridurre significativamente la latenza, migliorare le prestazioni delle applicazioni e facilitare la compliance con normative locali, una su tutte il GDPR.
Oltre alla posizione del data center, occorre poi valutare le certificazioni dell’azienda; standard come ad esempio, ma non solo, ISO 27001 garantiscono che il provider adotti le migliori pratiche in termini di sicurezza delle informazioni, mentre le certificazioni di affidabilità del data center (che si riassumono in un Tier, da I a IV), garantiscono il livello di continuità operativa e la capacità di minimizzare i tempi di inattività.
L'importanza di un'infrastruttura proprietaria
Uno dei criteri di scelta del Cloud Service Provider è la proprietà diretta dell’infrastruttura che utilizza per erogare i propri servizi. Un’infrastruttura proprietaria gli consente infatti di avere pieno controllo su ogni componente, dalla gestione fisica degli ambienti alla configurazione delle reti e delle risorse virtuali.
La capacità di controllo si traduce in maggiore flessibilità nella personalizzazione dei servizi e in più sicurezza, perché il provider può implementare politiche di protezione e di resilienza senza dipendere da terze parti; inoltre, questa tipologia di provider ha una capacità superiore di rispondere tempestivamente a guasti o problematiche tecniche.
La responsabilità condivisa come tema da dettagliare
In un rapporto di fornitura corretto e di reale partnership, il tema della responsabilità condivisa tra cloud provider e cliente assume particolare rilevanza, ma non sempre se ne comprendono appieno i contorni.
Il cliente si aspetta un’infrastruttura protetta, mentre il cloud provider assicura la sicurezza della propria infrastruttura – il perimetro fisico, le reti interne e i sistemi che ospitano i dati – ma generalmente lascia al cliente la responsabilità di gestire e proteggere i propri dati, credenziali e applicazioni. È quindi opportuno scegliere un Cloud Service Provider che non solo sia totalmente trasparente su questo tema, ma che offra soprattutto i servizi per farsi carico della protezione di dati, applicazioni e della continuità del business.
Cloud Service Provider e il tema chiave della business continuity
La continuità del business è sempre stata una priorità per le aziende, ma oggi, con l’intensificarsi delle normative che impongono vincoli stringenti, diventa ancora più centrale, soprattutto nei settori strategici. In questo scenario, il ruolo del Cloud Service Provider diventa centrale non solo per l’affidabilità della sua infrastruttura, ma anche per i servizi che può offrire a supporto della business continuity dei suoi clienti.
Oltre alla solidità dei data center, un ottimo provider offre servizi specifici per la continuità del business come sistemi di disaster recovery e backup avanzati, che consentono di ripristinare rapidamente dati e applicazioni in caso di guasti o incidenti. Inoltre, un ottimo Cloud Service Provider lavora a stretto contatto con l’azienda per definire piani personalizzati di resilienza, tenendo conto delle esigenze specifiche di compliance e dei processi mission-critical.
L'importanza dell’interlocutore unico
La frammentazione dei fornitori non è mai stata ben vista dalle aziende, e nel mondo del cloud questo aspetto diventa ancora più critico. L’ecosistema è estremamente complesso e frammentato, con una molteplicità di servizi e tecnologie che possono aumentare il rischio di inefficienze, errori o vulnerabilità. Affidarsi a un Cloud Service Provider che possa fungere da interlocutore unico per l’azienda diventa dunque un criterio di scelta strategico.
Un ottimo CSP non si limita a fornire la propria infrastruttura con livelli di servizio sfidanti (SLA), ma mette a disposizione una piattaforma completa di servizi. Questi includono non solo le soluzioni di business continuity di cui sopra, ma anche servizi di gestione dell'infrastruttura applicativa in ambito cloud-native, come orchestrazione dei container, gestione di workload e ottimizzazione delle risorse.
Il tema della sicurezza
Anche in questo caso ci può essere una percezione imprecisa, del ruolo dei provider. Una volta acquistato un servizio cloud (anche ad esempio un semplice storage in cloud) molti clienti danno per scontato che tutti i problemi di sicurezza saranno automaticamente risolti. La mancanza di competenze per implementare correttamente le misure di sicurezza necessarie, si possono tradurre in una gestione approssimativa, da parte del cliente, della sicurezza, come l’uso di password deboli, la mancata configurazione di sistemi di autenticazione robusti o la configurazione errata dei permessi di accesso ai dati.
Ecco quindi che un Cloud Service Provider ideale possiede competenze solide e offre soluzioni dedicate nella sicurezza cloud. Avere un approccio integrato significa, dunque, poter gestire tutti gli aspetti della cloud security, dalle configurazioni di rete alla protezione dei dati e alla compliance, riducendo significativamente le superfici d’attacco, trasformando, ad esempio, la gestione classica ed episodica delle vulnerabilità in un processo continuo e proattivo. È fondamentale che il CSP consenta di valutare l’impatto sulle risorse più importanti dell'azienda, agendo sulle minacce più gravi, offrendo piani di rimedio prioritizzati Utile avere l'integrazione tra simulazioni di attacco (Red Team) e difesa (Blue Team), per risolvere vulnerabilità prima che possano essere sfruttate.