Il cloud per il retail è l’approccio al cloud strutturato secondo le esigenze del mercato retail. Seppur partendo da una base comune, un’architettura cloud pensata per il retail si concentra su caratteristiche e funzionalità specifiche per quel comparto.
Inizia un viaggio nel cuore dei settori cardine della nostra economia. I vantaggi in arrivo dalle nuvole, i benefici, i passi da fare subito, gli errori da evitare.
Strutturare un’architettura cloud che soddisfi le esigenze di un settore verticale è un trend che gli analisti individuano tra i più importanti per il 2022. C’è tanto bisogno di cloud verticali, perché ogni mercato ha precise esigenze tecnologiche e, in un’ottica di semplificazione dei progetti, diventa necessario sfrondare un’architettura IT, selezionando struttura, servizi e applicazioni da utilizzare.
Un cloud service provider, inoltre, non può non prendere in considerazione una segmentazione verticale d’offerta, per dimostrare al mercato di essere in grado di distinguere e soddisfare ogni esigenza. Perché? Perché ogni cliente si sente unico. In questo articolo illustriamo quali sono le specifiche caratteristiche che offre una piattaforma cloud per il retail.
I vantaggi del cloud per il mercato retail
Pensandoci bene, un ambiente cloud generico sembra quasi nato apposta per il mercato retail. In fondo, AWS, il cloud pubblico più diffuso, è nato dentro Amazon, il retailer per eccellenza. Non sarà difficile, dunque, individuare nel cloud pubblico AWS i microservizi necessari per un cloud per il retail. Mentre, nel caso di un’infrastruttura ibrida o multicloud, si potrà partire proprio da quei microservizi verticali per capire cosa implementare, salvare, o, magari, costringere in un ambiente on premise, sia che lo si voglia mantenere così, o che lo si trasformi in cloud privato.
Vediamo, dunque, perché il cloud sembra nato per il mercato retail. Un ambiente virtuale raggiungibile da ovunque e da qualsiasi end point è proprio quello che ci vuole per una catena di negozi fisici e uno store online. La centralizzazione delle risorse applicative sul cloud, infatti, garantisce che l’offerta sia sempre allineata su tutti i touch point. E questo è un enorme vantaggio per i retailer che oggi devono rincorrere l’omnicanalità.
Un qualsiasi ambiente cloud contiene nel proprio Dna performance di rete e velocità di esecuzione, interazione tra le applicazioni, un’adeguata protezione dei dati e la scalabilità necessaria in ogni momento. Il tutto a vantaggio di una migliore operatività ma, soprattutto, di una migliore esperienza per i consumatori.
Sintetizzando, i vantaggi dell’utilizzo di un ambiente cloud per il retail sono:
- Centralizzazione e integrazione delle applicazioni
- Migliori performance e ottimizzazione dei costi
- Protezione dei dati
- Scalabilità.
All’interno di un ambiente cloud, l’azienda cliente potrà contare su una piattaforma centralizzata di gestione dei singoli servizi/applicazioni. La piattaforma sarà la cabina di regia per controllare le performance computazionali, per gestire e distribuire lo storage, per proteggere i workflow in rete. E, soprattutto, per scalare l’infrastruttura IT quando ce n’è bisogno, per esempio in periodo di Saldi.
I servizi e le applicazioni che servono al retail
Saranno centralizzati anche i singoli servizi necessari a un retailer. Tipicamente questi servizi vanno dal PIM (Product Information Management) all’ERP per la gestione amministrativa, a quelli per il rapporto con il consumatore (CRM) fino alla gestione del magazzino, della logistica, al sito di ecommerce e ai servizi di pagamento. Ebbene, oggi, che rimangano servizi integrati ma separati o uniformati in un’unica piattaforma, tutte le applicazioni che servono al retailer possono essere gestite centralmente su cloud e sfruttate da qualsiasi touch point fisico e periferico o virtuale.
Ciò garantisce che le informazioni su prodotti e acquisti, ovvero sulle attività dei clienti, sono allineate e disponibili ovunque. Permettendo così una maggiore efficienza e tempi di risposta ridotti in tutta la customer journey.
Nel caso di servizi separati, è doveroso integrarli, e questa è un’attività da delegare a un partner IT, in modo che i dati grezzi generati dai singoli applicativi comunichino, con l’obiettivo di fornire informazioni univoche e dense. Per questo, i set di dati possono essere gestiti da particolari applicativi di analytics e resi disponibili in forme facilmente comprensibili e personalizzabili a seconda di chi li deve leggere. Ebbene, l’elaborazione degli analytics è un’altra caratteristica intrinseca dell’approccio cloud che si rivela utilissima per il retailer.
Quale ambiente cloud per il retail
Pubblico, privato, ibrido o multi, che ambiente cloud scegliere? Chiarito che un ambiente cloud è ciò che di meglio si possa immaginare per un retailer, c’è da capire su quale tipo di architettura indirizzarsi. In linea generale, un cloud pubblico potrebbe anche bastare, ma non è detto.
Intanto, per quanto riguarda l’erogazione dei servizi cloud per il retail, è consigliabile fare dei distinguo. Lo storage, per esempio, dovrebbe essere gestito in modalità IaaS (Infrastructure as a Service), le applicazioni in modalità PaaS (Platform as a Service) e i servizi al consumatore, come lo store online, in modalità SaaS (Software as a Service).
Definita questa distribuzione delle modalità di erogazione – tutte as-a-service, ovvero con un costo predefinito mensile omnicomprensivo – per il mercato retail si può immaginare un ambiente misto. Un cloud ibrido, per esempio, composto da un cloud pubblico e un cloud privato. Quest’ultimo può essere frutto della migrazione al cloud di una struttura on-premise. In questo modo, si potrà proteggere l’investimento (TCO) e ottenere maggiori garanzie in termini di protezione di dati e applicazioni.